08/02/2013 La Noia dell’Assoluto

La Narrazione è esplosa.

Lascia dietro di sé brandelli di forma in cui precipita tutta la materia, verso un impasto primordiale in cui l’occhio d’uomo è incastonato nel pelodell’orso. La bocca della fiera si spalanca nella roccia. Le unghie si riempiono di terreno e la bestia avanza, arranca, ci parla di noi. Individua il punto esatto in cui ci troviamo circondati da saette di luci al neon, suono elettronici che dialogano e mirano dritto al baricentro dell’essere che retrocede dalla sua faticata altezza e torna a guardare la strada e l’orizzonte senza poter alzare lo sguardo verso l’universo che inesorabilmente si restringe. A ogni tramonto di luna. A ogni schiudersi di fiore. A ogni goccia che cade e si spande.

L’essere è piegato inchinato soffermato, stato. Cerca l’aggancio per trovare l’ingresso nel vortice che da corpuscoli lo ha generato.

Cadono i piani, le x e le y si rompono. Si scassano le righe, scolorano i pigmenti. Si squagliano le regole. C’è silenzio. Tace il mondo di adesso sopra tutti i suoni che ha lanciato e espettorato. Prepariamoci al gran finale!

Cavalcami ho una sella dura di storia. Sono staffa che sostiene ideali, sono briglia di coscienza ed ho visto la strada, riconosco le mura, so saltare gli ostacoli, so incastrare gli spazi, pulire le ferite, rimarginare gli orli.

Sono il ricordo di un uomo. Sono un io di umanità che avanza, che schianta.