(Riflessioni sulla scrittura in dialogo con i corpi in creazione durante la prima tappa di Alto Fragile)
Anche la scrittura si dispiega nello spazio.
Il modo in cui si dispone genera (o non genera) uno spazio di lettura.
La mia scrittura cerca il suo spazio.
Nel suo espandersi e dispiegarsi in uno spazio ciò che la INforma e‘ un assioma, che ne definisce le coordinate cartesiane.
Non c‘e‘ scrittura possibile, senza rivolgersi nella direzione di un ascolto. Senza „adresse“ direbbero i francesi. Senza rivolgersi in una certa direzione come invito.
Le parole che hanno dialogato con i corpi in scena
In questi video scorre la scrittura in dialogo durante le giornate di lavoro in ESPOSIZIONE al PAN.
Scrittura in risonanza, nata dall‘ascolto,trascrizione poetica dell‘azione scenica, restituita in tempo reale, attraverso una proiezione della scrittura in continua composizione agli attori in creazione. Nel testo/tessuto così composto e invischiato nel dialogo collettivo fluisce anche una continua sovrascrizione di citazioni tratte dalle fonti, che mi sembrano echeggiare con quanto accade in me e in scena.
E se la mia parola rimanesse soltanto lettera?
E se il mio pensiero rimanesse pensiero?
E se al compimento di questo tempo nascesse un nuovo modo di ascoltare la parola „Corpo“? Di abitare la parola „tempo“? Di guardare la parola „vista“? Di stare sulla parola „spazio“?
Per essere all‘altezza del monito che ci ingiunge di traghettare la nostra pratica al di la‘ del perimetro dell‘arte, di proiettare il nostro fare FUORI, verso un altrove del TEMPO, bisogna prendere coscienza della propria posizione. Definirne le coordinate. Tracciare la mappa che ci situi nel tempo e nello spazio, per poi scagliarCI ALTROVE.
Abbracciare il corso degli eventi che definiscono la nostra posizione con un solo sguardo.
Ripercorrere i passi che mi hanno condotta QUI
Disegnare il TRACCIATO che congiunge il FUI al SARO‘
E poi scagliarci al di la‘ del qui, al di la‘ del fui e del saro‘, al di la‘ del tracciato.