17/1/2013 – ANCORAGGI

Le parole che hanno dialogato con i corpi in scena

 

Considerazioni di poetica della visione

Porto con me l‘ossessione di DIVENTARE UN essere PANSTOMADERMICO un essere la cui superficie e‘ disseminata di luoghi di passaggio. Ogni punto della pelle, ricettore e trasmettitore da cui non cessa di sgorgare parola pensante e poetica in viaggio verso una nuova lingua.

DIVENTARE UN ESSERE PANSTOMADERMICO, che conduca la lingua oltre i suoi confini, sul luogo in cui dentro e fuori, interiore ed esteriore, remoto e a venire entrano in contatto e trapassano l‘uno nell‘altro

A questa ossessione decido di rimanere ancorata.

Questo percorso spero mi insegnerà, se questa ossessione abbia la dignità di una visione.

 

Llasciar delirare/deragliare il senso dai suoi contorni, in modo che il contenitore sonoro della parola vibri, entri in risonanza con altri universi con altre visioni, con altre persone, con altre lingue e con altri linguaggi

e sconfini in un territorio poetico ove i sensi fluiscono per non risolidificarsi in alcun significato, ma permanere fluire e attraversamento poetico.

 

Traghettare le parole oltre il confine del significato „attribuito“ in quella terra di confine dove si può riscrivere, sovrascrivere la storia dei suoi sensi possibili, lasciarla risuonare fra le lingue, fra i sensi, oltre le lingue, oltre i suoi sensi.

Lingua rinnovata, comune solo perche agita sul territorio comune della disposizione all‘ ascolto,

Lingua nuova fatta di parole che a loro volta si mettono in viaggio

CHE OGNI PAROLA SIA resa visionaria, TRAGHETTATA sull‘orlo del suo futuro, sull‘orlo del suo dire più di quello che sa dire.

 

Quest‘altra ossessione mi porto con me nel lavoro.

 

Cosa sarà questa  lingua, come riuscirà a far dialogare chi ora si ignora e si tace? Quale sarà il suo alfabeto?

Sarà parola, scritta parlata, o semplicemente pensata ed agita con un gesto? Con un passo di danza?

 

Con me porto la dismisura di questa ambizione.

 

E spero che i maestri della visione con cui in questo percorso entreremo in dialogo, Einstein, Giovanni,  Giordano Bruno, possano insegnarmi qualcosa, su come accollarsi questa dismisura senza cedere all‘arenarsi sgomento del passo.

 

„Il mondo segue un ritmo di visione, secondo la scansione di diastole e sistole del sensibile“

 

La visione come portatrice di improvvise accelerazioni e di insperate spirali, che riescono a rendere presenti nel qui e ora di un vissuto personale e collettivo un altrove assoluto. Discontinuità irreversibile. Ribaltamento copernicano

La plastica relazione fra tempo e spazio, che converge verso quei momenti di sovversione e capovolgimento.

Indagare la dinamica che lega questi parametri nella visione.

Quali leggi seguono spazio e tempo nell‘universo abitato dal visionario?

Come spazio e tempo si ridisegnano nella visione?

Come la visione apre lo spazio, apre il tempo, disloca la mia posizione, mi rende al contempo qui e altrove, mi rende  al contempo ora e in un altro tempo lontano da questo?