2/2/2013 STRATEGIE #2

(preparo strategie 2)

(come corpo esposto all’opera una strategia ci vuole non fosse altro che per fare che la poesia riesca ben fatta e per dire di quante e quali parti consista, ci vuole per dire ecco dov’ero prima nascere, ci vuole perché senza strategia sei esposto ma come il corpo esposto all’inverno rigido, ci vuole per ripararsi, altrimenti la gente ti prende per uno sbandato)

Guanti

una paio di guanti bianchi raffinati di cotone io li ho sempre desiderati perché con i guanti bianchi alla materia ci imprimi una pressione giusta esatta e consapevole della sua fragilità
un atelier senza guanti bianchi non si è mai visto
senza guanti bianchi vuol dire che devi toccare roba da senza niente che se cade per terra si scassa ma non fa niente, per quello che era, senza i guanti bianchi sei amatoriale, le cose le ami non hai la distanza professionale giusta, c’hai l’hobby, lo fai a tempo perso, tu questo tempo lo perdi e non lo metti in nessun processo

meglio ancora se il guanto è uno solo con l’altra mano libera senti la pesantezza scorbutica di quello che è ancora grezzo e modificabile allora tu il tatto del guanto bianco lo paragoni e lo apprezzi in profondità

io questi guanti che non avevo li ho sottratti stamattina ad una istituzione museale
ho pagato pure il biglietto
non c’è problema

(io nelle istituzioni museali ci vado sempre volentieri perché è un posto in cui vedi bene come le ideologie istituzionali e le norme culturali, le macrostrutture, si sposano bene con le microstrutture, esperienze soggettive e strategie individuali, vedi come ognuno fa la sua parte, spesso sembra di stare in una agenzia tecnocasa, pero’ io la passione per quelli che entrano e cercano di scompaginare l’asset dell’opera d’arte ce l’ho, fateci caso che a questi poi li fanno sparire non se ne sa più niente, vedi che fine ha fatto Laszlo Toth, o Jacques Pinoncelli ( e comunque se tu ci vai consapevole in una istituzione museale, stai sciolto, sai che tutto è disposto già con ordine da professionisti del settore, tu non devi toccare più niente, un po’ ci stai bene comunque, certe volte ti siedi le sedie sono design, contempli, ti senti a posto, un po’ come quando entri in chiesa ma non credi, pero’ ci stai attento comunque ma questa è una digressione)

comunque questi guanti erano a disposizione del pubblico li potevi indosssare e ti facevano toccare certe pubblicazioni d’artista originali disposte su certi scaffali aperti, non ti davano più la distanza di sicurezza e quindi tu li potevi disporre, aprire, spostare, mettere uno sull’altro, magari pure una pagina potevi strappare, tu le mani le potevi mettere come volevi (e c’era pure una pubblicazione in tiratura limitata di wim delvoye, quello di cloaca, per dire) non c’era più niente di deviante o intollerabile nel tuo agire
di sicuro qualcuno ti sorvegliava ma a punire non ti punivano

io pero’ questi guanti me li sono intascati
adesso stanno qua stanno nel mio atelier, uno l’ho steso con questa luce che ci arriva sopra, da qui non lo muovo
adesso nell’istituzione museale i guanti non ci sono più chi viene dopo di me tocca a mani nude io non ci posso fare niente se la sono cercata adesso se la vedono loro

io pero’ adeso a dire il vero non lo so chi se li deve mettere questi guanti che adesso mi appartengono senza dubbio, me li metto io? Li faccio mettere a chi viene a vedere quello che faccio? Me lo domando.

A me le cose che si possono toccare a dire il vero piacciono non poco, cose disponibili, le puoi girare, più adatte ai sovvertimenti appunto, senza questa ossessione della qualità. Mi ha detto Philip al telefono l’altro giorno diffido di quelli che si dicono autori, noi siamo solo servitori, al servizio. Lo devo tenere a mente, se è vero, i guanti bianchi, per servire ad alto livello, ci vogliono.