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Abbattere (terza tappa)

Dove cosa come e quando cade se abbatto colpisco e non rianimo

disporre l’operazione
poi sbattere
provocare odore di marmo

con martello
disperdere

[l’artista di professione
permane nel posto trasformato

puo’ essere un fatto
o una cosa rivoltante

artisti commissari presidenti
consiglieri d’amministrazione
ministri curatori
hannoo sempre il piacere d’invitarvi

fateci caso]

accomodatevi
non so se avete conti in sospeso

manovri
sviti
rovini
disfai

è cosi’

III/IX

Oggi mi è piaciuto disporre oggetti metterli a disposizione lasciarli all’uso

strumenti di iscrizione
alcuni appuntiti altri taglienti altri no

possono servire a modificare, rovinare, ricoprire marcare, macchiare, narrare, definire, taggare, lasciare traccia e in definitiva rompere linearità o altre disposizioni già prese.

III/I

ALTO FRAGILE 2013 III tappa

Rivoltante è la natura dell’uomo. Cio’ comporta l’indeterminazione reciproca di natura e cultura; biologia e politica. La rivolta cattura la statura ineffabile dell’umano: una movenza trascendente nell’immanenza vivida che noi stessi siamo.

Pier Andrea Amato, La Rivolta, Cronopio, Napoli 2010

6-7/2/2013 ACCORPAMENTI, RISOLUZIONI, TENTATIVI #1

(in base a quanto detto: le domande, le eco e le suggestioni, le erranze e le pulsioni)

noto che mi serve una prima cosa
perimetrare tracciare una linea o stabilire un confine
non lo faccio il gioco di parole con parametrare perché lo so che è semplice

l’idea del perimetro mi piace perché ha la forza scarna dell’acciaio

di largo sono 3,50 metri di lungo sono di più perché 23 diviso 3 e mezzo fa 6,5 metri ma forse sono di più

non è da sottovalutare lo strumento di misura è approssimativo ma è materia

faccio avanti e indietro di fianco o di lato o di sbieco
incroci e deviazioni anche pause se necessario

contro qualcosa sbatto per forza è cosi’
non c’è scelta
anzi

se mi ferisco segno con una macchia di caffè butta per terra
il caffè è più liquido del gesso
lascia più tracce
riattiva la circolazione

tu queste tracce le vedi o posso fare altro?

5/2/2013 INTERFERENZE #2

(dedicandomi a concentrarmi su strategie di fondazione l’interferenza porta deriva)

guanti

ma io drasticamente questa pagina di diario la scrivo con i guanti, uno si e uno no, non per indecisione contrasto o sperimentazione, ma per tentativo estremo di estinguere l’interferenza
la poesie gli errori e le difficoltà sono tanti

full time positions applications
extended line up
requisiti minimi di sistema

tirare per i capelli
si sfilaccia
cede

reazioni sfavorevoli

interferenza 2

mi riviene in mente questo hangar o posto abbandonato qualunque pieno di istallazioni
anni fa quando ancora a queste cose mi interessavo senza efficacia (prima di inventarmi un corpo per queste cose)
stesi per terra ci sono gli abiti di una persona disposti in posizione allungata sospesi
il corpo di dentro si è svaporato svanito o addormentato altrove
da una radiolina di fianco partono i rumori di sottofondo di gente che parla dice cose non ci fa caso vive si esprime sposta cose
dura parecchio l’emissione sonora

esserci non esserci

qualcosa dobbiamo provvedere
(si vede domani)

2/2/2013 STRATEGIE #2

(preparo strategie 2)

(come corpo esposto all’opera una strategia ci vuole non fosse altro che per fare che la poesia riesca ben fatta e per dire di quante e quali parti consista, ci vuole per dire ecco dov’ero prima nascere, ci vuole perché senza strategia sei esposto ma come il corpo esposto all’inverno rigido, ci vuole per ripararsi, altrimenti la gente ti prende per uno sbandato)

Guanti

una paio di guanti bianchi raffinati di cotone io li ho sempre desiderati perché con i guanti bianchi alla materia ci imprimi una pressione giusta esatta e consapevole della sua fragilità
un atelier senza guanti bianchi non si è mai visto
senza guanti bianchi vuol dire che devi toccare roba da senza niente che se cade per terra si scassa ma non fa niente, per quello che era, senza i guanti bianchi sei amatoriale, le cose le ami non hai la distanza professionale giusta, c’hai l’hobby, lo fai a tempo perso, tu questo tempo lo perdi e non lo metti in nessun processo

meglio ancora se il guanto è uno solo con l’altra mano libera senti la pesantezza scorbutica di quello che è ancora grezzo e modificabile allora tu il tatto del guanto bianco lo paragoni e lo apprezzi in profondità

io questi guanti che non avevo li ho sottratti stamattina ad una istituzione museale
ho pagato pure il biglietto
non c’è problema

(io nelle istituzioni museali ci vado sempre volentieri perché è un posto in cui vedi bene come le ideologie istituzionali e le norme culturali, le macrostrutture, si sposano bene con le microstrutture, esperienze soggettive e strategie individuali, vedi come ognuno fa la sua parte, spesso sembra di stare in una agenzia tecnocasa, pero’ io la passione per quelli che entrano e cercano di scompaginare l’asset dell’opera d’arte ce l’ho, fateci caso che a questi poi li fanno sparire non se ne sa più niente, vedi che fine ha fatto Laszlo Toth, o Jacques Pinoncelli ( e comunque se tu ci vai consapevole in una istituzione museale, stai sciolto, sai che tutto è disposto già con ordine da professionisti del settore, tu non devi toccare più niente, un po’ ci stai bene comunque, certe volte ti siedi le sedie sono design, contempli, ti senti a posto, un po’ come quando entri in chiesa ma non credi, pero’ ci stai attento comunque ma questa è una digressione)

comunque questi guanti erano a disposizione del pubblico li potevi indosssare e ti facevano toccare certe pubblicazioni d’artista originali disposte su certi scaffali aperti, non ti davano più la distanza di sicurezza e quindi tu li potevi disporre, aprire, spostare, mettere uno sull’altro, magari pure una pagina potevi strappare, tu le mani le potevi mettere come volevi (e c’era pure una pubblicazione in tiratura limitata di wim delvoye, quello di cloaca, per dire) non c’era più niente di deviante o intollerabile nel tuo agire
di sicuro qualcuno ti sorvegliava ma a punire non ti punivano

io pero’ questi guanti me li sono intascati
adesso stanno qua stanno nel mio atelier, uno l’ho steso con questa luce che ci arriva sopra, da qui non lo muovo
adesso nell’istituzione museale i guanti non ci sono più chi viene dopo di me tocca a mani nude io non ci posso fare niente se la sono cercata adesso se la vedono loro

io pero’ adeso a dire il vero non lo so chi se li deve mettere questi guanti che adesso mi appartengono senza dubbio, me li metto io? Li faccio mettere a chi viene a vedere quello che faccio? Me lo domando.

A me le cose che si possono toccare a dire il vero piacciono non poco, cose disponibili, le puoi girare, più adatte ai sovvertimenti appunto, senza questa ossessione della qualità. Mi ha detto Philip al telefono l’altro giorno diffido di quelli che si dicono autori, noi siamo solo servitori, al servizio. Lo devo tenere a mente, se è vero, i guanti bianchi, per servire ad alto livello, ci vogliono.

1/2/2013 – INTERFERENZE #1

(dedicandomi a concentrarmi sulle strategie finisco inevitabilmente per essere intercettato da interferenze, l’interferenza è a prima vista una cosa negativa perché interrompe la continuità, pero’ poi prendi un percorso laterale, non è male trasgredire la fissità lineare di qualcosa, poi, non vorrei ripetermi, ma i fattori alii deviano sempre le traiettorie personali, che questa cosa ci piaccia o meno, quindi è cosi’, non c’è molta scelta)

 

 

interferenza 1

 

ma tu la deframmentazione quante volte a settimana la fai ? Una o due ?

Veramente non so, non sono sicuro che sia importante riprendere il pezzi perduti, ricomporli

si come, è importante, altrimenti la memoria non gira bene, la macchina si rallenta

deframmento ma alla fine che faccio metto insieme i pezzi, mi ritrovo con un un solo grosso frammento, mi serve ?

no ma poi non è un frammento ricomponi il nucleo e quello funziona bene liscio non ti dà problemi

si ma i frammenti se ne possno andare in direzioni che vogliono non è detto che un insieme deve funzionare i pezzi si possono sparpagliare poi si diradano stanno buttati da più parti più lontano

forse è meglio

31/1/2013 – STRATEGIE #1

(preparo strategie)

 

BSG-strategiestamattina ho messo la benzina nella macchina

ho cercato e se avessi trovato del legname lo avrei spaccato poi arso
con le ceneri qualcosa avrei fatto (le ceneri rimangono per ricordare la combustione)

futurism vs. passeism

a casa mi sono alimentato, ho mangiato, ho masticato

poi ho preso tutti questi libri che mi servono a spiare quelli che hanno già fatto e quelli che ne pensano su quelli che hanno già fatto

li ho radunati, li ho accatastati e disposti come una materia

sopra a un tavolo con quattro gambe, pesante

ho pensato lo butto per le scale chi si è visto si è visto
come va va

poi lo trascino per la strada ma le gambe devono lacerare l’asfalto lasciare la scia

fin dove arrivo lo lascio ma a qualcuno devo intralciare

mi ci addormento sopra aspetto che qualcuno mi sveglia perché dice che non puo’ passare che mi devo togliere

se mi sveglio gli dico oh ha detto gillo dorfles che li martoriate a fare sti corpi
lo sappiamo già

 

vedo che mi risponde se mi risponde

22/1/2013 – INTENSA PROSSIMITA’

(raccolgo in giro indizi per capire verso dove mi muovo se mi muovo)

Corpo e figura umana

 

primo obbiettivo fare atti di presenza/copresenza

ciao io sono
dove sei e cosa fai

fuori dal suo ambito

una intensa prossimità

senza contorni perfettamente delineati

l’indeterminazione

 

le sentiment des choses
une relation subjective et fragmentaire de l’oeuvre

 

come e perché ci si espone ? Perché si richiede di aderire ?

20/1/2013 – MIRAR VER PERCIBIR

Comincio la stesura di questo diario oggi, dopo aver letto i documenti prodotti per Alto Fragile 2013, aver scorso i diari degli altri, guardato le foto, letto i twitter, inseguito le tracce di AF13 su FB, cercato di percepire quanto fatto durante la prima settimana di lavoro al Pan.

 

Penso subito a Antoni Muntadas con il suo striscione con scritto attenzione la percezione richiede impegno.

 

Ho ripreso in mano un saggio di Joseph Margolis, Ma allora cos’è un’opera d’arte?